
Il #femminicidio è una tragedia che continua a colpire la nostra società, come evidenziato nell’analisi di Stefania Andreoli su #SkyTG24. L’esperta sottolinea come la #violenza non sia mai un evento isolato, ma il risultato di segnali ignorati e di una cultura che normalizza il controllo sulle donne. La #prevenzione, quindi, deve partire da un cambiamento culturale profondo, che coinvolga educazione e sensibilizzazione per riconoscere e affrontare i comportamenti violenti prima che degenerino.
Un aspetto spesso trascurato è la #vittimizzazionesecondaria, che infligge ulteriore sofferenza alle donne già colpite dalla violenza. Questo fenomeno si verifica quando le vittime vengono giudicate o colpevolizzate da istituzioni, media o contesti sociali. Domande come “Perché non ha denunciato prima?” o insinuazioni sulla responsabilità della vittima alimentano un clima di sfiducia e isolamento. La vittimizzazione secondaria non solo aggrava il trauma psicologico, ma ostacola la denuncia e il percorso di recupero delle donne, perpetuando un sistema che le lascia sole.
In questo quadro, i corsi di #difesapersonale possono rappresentare un valido strumento di empowerment. Non si tratta solo di imparare tecniche fisiche per affrontare situazioni di pericolo, ma di acquisire #consapevolezza delle proprie capacità e sicurezza in sé stesse. Questi programmi aiutano le donne a riconoscere situazioni rischiose e a reagire con prontezza, offrendo loro strumenti pratici per affrontare non solo aggressioni fisiche, ma anche molestie verbali e ambienti ostili.
Come sottolinea Andreoli, la lotta contro il femminicidio richiede un approccio #integrato che includa prevenzione culturale, supporto alle vittime e iniziative pratiche come i corsi di #autodifesa. Solo così sarà possibile spezzare il ciclo della violenza e costruire una società più sicura per tutte le donne.