Ogni giorno, la cronaca ci ricorda la crescente preoccupazione per la sicurezza dei medici e degli infermieri, con dati allarmanti che documentano oltre 16.000 episodi di aggressione nel 2023 e un numero di operatori coinvolti che supera le 18.000 unità. Questo fenomeno non solo minaccia la sicurezza dei professionisti della salute, ma mette anche a rischio la qualità delle cure che possono offrire. I luoghi più colpiti sono i Pronto Soccorso, gli interventi del 118, i reparti di psichiatria e gli studi dei medici di famiglia, con una prevalenza di aggressioni da parte di pazienti e, talvolta, dei loro familiari. È significativo che due terzi delle persone aggredite siano donne.
La nostra associazione, da anni in prima linea nella denuncia di questi episodi e nella richiesta di soluzioni adeguate, si confronta con l’assenza di risposte concrete. Le misure di prevenzione e gestione delle aggressioni rimangono insufficienti. È evidente che la formazione del personale nella gestione delle situazioni conflittuali, attraverso tecniche di de-escalation e comunicazione efficace, rappresenta un passo necessario ma non sufficiente. In presenza di violenza, è imperativo adottare contromisure immediate e definitive.
Per questo, la nostra associazione si è impegnata a offrire corsi di difesa personale specifici per il personale sanitario, con l’obiettivo di fornire loro strumenti pratici per affrontare e gestire le aggressioni. Questi corsi non solo potenziano la sicurezza degli operatori, ma servono anche a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di una risposta sistemica e robusta. È tempo di agire con determinazione per garantire che chi lavora per la nostra salute possa farlo in un ambiente sicuro e protetto.