La violenza contro le donne è un tema dolorosamente attuale, che continua a manifestarsi in molteplici forme, dai soprusi domestici fino alle aggressioni fisiche e psicologiche. Nonostante l’importanza di prepararsi e proteggersi, molte donne non si iscrivono ai corsi di difesa personale, anche quando i costi sono contenuti e accessibili. Il problema, infatti, non riguarda solo il fattore economico, ma si estende alla compatibilità di orari e giornate, che spesso entrano in conflitto con gli impegni quotidiani.
Tuttavia, la riflessione più profonda ci porta a considerare un aspetto culturale e sociale: la mancanza di interesse da parte di chi non è stata direttamente coinvolta in episodi di violenza. È come se la percezione del pericolo fosse confinata solo a chi ha già vissuto esperienze traumatiche, quando invece dovrebbe essere una consapevolezza condivisa da tutte. Questa visione, però, non deve essere intesa come un’accusa o una colpevolizzazione delle donne. Al contrario, è fondamentale creare un dialogo costruttivo che le incoraggi a riconoscere la propria forza e il loro diritto alla sicurezza, senza mai vittimizzarle ulteriormente.
In questo contesto, è fondamentale cambiare la narrativa. Partecipare a un corso di difesa personale non significa prepararsi a un evento inevitabile, ma investire nella propria forza e resilienza. È un atto di empowerment, un modo per dire che si è pronte ad affrontare il mondo con coraggio e fiducia. Non dobbiamo aspettare che il pericolo bussi alla nostra porta per reagire. Rafforzare la propria sicurezza dovrebbe essere un diritto, ma anche una scelta consapevole di tutte le donne, indipendentemente dalle loro esperienze passate.