La sicurezza nel mondo della sanità è un tema sempre più pressante, soprattutto alla luce dei crescenti episodi di violenza ai danni del personale sanitario. In molti convegni e dibattiti si parla di “modelli e soluzioni” per fronteggiare il fenomeno, spesso focalizzandosi su strategie di comunicazione e corsi di formazione per il personale. Tuttavia, è essenziale comprendere che la violenza non è un problema che si può risolvere solo con la capacità di dialogare. Benché sia fondamentale promuovere un buon rapporto tra paziente e operatore, questo non è sufficiente per garantire la sicurezza.
Il personale sanitario non ha bisogno solo di convegni che insegnano “come saper dialogare”, ma di interventi concreti che possano proteggerlo fisicamente e psicologicamente. La formazione è importante, ma deve essere mirata anche all’autodifesa e alla gestione delle emergenze. La capacità di difendersi non può essere relegata a un ruolo secondario o trattata come un argomento di poco conto. Sapersi difendere, non solo a parole ma anche attraverso competenze pratiche, deve diventare una priorità.
È necessario implementare corsi specifici per il personale sanitario che lo preparino a gestire situazioni di violenza, offrendo strumenti non solo comunicativi ma anche fisici e psicologici per affrontare le aggressioni. Parallelamente, le strutture sanitarie devono essere dotate di sistemi di sicurezza adeguati, con la presenza di personale addetto alla sicurezza e protocolli ben definiti per l’intervento in situazioni critiche.
La sicurezza del personale sanitario non è solo una questione di prevenzione, ma anche di protezione. È indispensabile che venga messa al centro dell’agenda politica e gestionale delle strutture sanitarie, affinché chi si prende cura degli altri possa farlo senza temere per la propria incolumità. Solo così sarà possibile garantire un ambiente lavorativo sicuro e dignitoso, essenziale per un servizio sanitario efficiente ed umano.