Torniamo a parlare di #sicurezza per il personale sanitario. Ho scoperto che è stato approvato un #corso per la loro sicurezza. Quindi tutto risolto. NO! Il titolo poteva far credere che si trattasse di lezioni di #difesapersonale, ma in realtà si tratta di corsi su come dialogare con pazienti e parenti. Un’iniziativa che, seppur ben intenzionata, sembra essere una risposta inadeguata alle crescenti minacce di #violenza a cui personale sanitario sono sottoposti.
Non si può negare l’importanza del #dialogo nella gestione dei conflitti. È vero che rispondere alla violenza con la violenza non è la soluzione ideale. Tuttavia, limitarsi a proporre l’ennesimo corso di dialogo sembra una soluzione parziale e insufficiente, un tentativo di mettere una toppa a una situazione che sfugge di mano. Il personale sanitario continua a essere vittima di aggressioni, e l’idea di dover “parlare prima di prenderle” appare poco rassicurante e poco efficace.
È doveroso riconoscere che anche nei corsi di difesa personale è prevista una componente formativa sull’uso della dialettica per prevenire l’escalation della violenza. Tuttavia, ciò che distingue questi corsi è l’inclusione di tecniche pratiche di difesa personale, strumenti indispensabili per il personale sanitario che si trova in prima linea. È auspicabile che, oltre a corsi di #comunicazione, vengano organizzati anche corsi di difesa personale, capaci di fornire strumenti concreti per la tutela fisica degli operatori.
In attesa che i #ProntoSoccorso vengano tutelati seriamente e in modo strutturale, dotando il personale di risorse adeguate per la loro sicurezza, è essenziale che vengano prese misure immediate e pratiche. Il benessere e la protezione degli operatori sanitari non devono essere compromessi; al contrario, devono essere una priorità assoluta, garantendo loro un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso.