
La sicurezza sul lavoro si sta evolvendo per includere la prevenzione di violenze e molestie, un rischio sempre più rilevante. La Legge 4/2021, che recepisce la Convenzione ILO 190, rappresenta un progresso normativo, ma la sua applicazione concreta presenta ancora delle difficoltà. L’articolo 2087 del Codice Civile e il D.Lgs. 81/08 richiedono una valutazione globale dei rischi, che tuttavia, in molti casi, si traduce in adempimenti prevalentemente formali.
Secondo un’indagine ILO del 2022, il 22,8% dei lavoratori ha dichiarato di aver subito violenza o molestie, evidenziando la necessità di un cambio di paradigma: non limitarsi alla valutazione del rischio, ma implementare misure di prevenzione efficaci. In un recente seminario sulla valutazione del rischio legato a violenze e molestie nei luoghi di lavoro, sono stati approfonditi l’inquadramento normativo e le strategie di gestione dei rischi psicosociali. È emersa, in particolare, la criticità legata all’assenza di definizioni univoche e universalmente accettate di violenza e molestie, fattore che rende complessa la valutazione dei rischi.
Tra le proposte discusse, si è evidenziata l’importanza di integrare corsi di difesa personale nei programmi di formazione aziendale. Se strutturati in modo adeguato, questi percorsi possono aumentare la consapevolezza dei lavoratori e fornire strumenti pratici per la gestione delle situazioni di rischio, contribuendo a un ambiente di lavoro più sicuro. È fondamentale che tali iniziative siano volontarie e inserite in una strategia più ampia di prevenzione, risposta e supporto.
Per affrontare efficacemente la problematica della violenza nei luoghi di lavoro, si rendono necessarie normative più chiare, valutazioni dei rischi approfondite e una cultura della prevenzione che includa anche percorsi di formazione orientati all’autotutela.