Care lettrici e cari lettori,
ci siamo quasi: il fatidico 25 novembre sta arrivando! Preparatevi al gran circo delle statistiche annuali, ai soliti hashtag e ai post accorati che invaderanno i social. È il momento dell’anno in cui ci ricordiamo, quasi come un dovere, che la violenza contro le donne esiste. Che spavento, eh?
Da giorni ci stiamo “riscaldando” con giornate mondiali a tema, dai carboidrati (Giornata Mondiale della Pasta, 25 ottobre) fino alla celebrazione della nostra cara TV (21 novembre), passando per Halloween e le votazioni negli States. Ma è il 25 novembre che riaccende i riflettori sui numeri dell’orrore e le “belle intenzioni” di chi, con tono grave, dichiarerà che è ora di dire basta. Peccato che le stesse parole suonino un po’ meno potenti quando vengono rispolverate come una vecchia foto di famiglia da tirare fuori una volta l’anno. Ma, ahimè, il 26 novembre, come in un film horror, tutto torna alla normalità. Le belle parole e le citazioni ispiratrici svaniscono, mentre le statistiche sventolate dai “divulgatori” raccontano di un aumento dei casi di violenza. Le promesse fatte svaniscono, e noi, con la coscienza pulita, ci allontaniamo. Tanto, a chi importa? Non ci riguarda personalmente, giusto?
Ecco perché aspetto con ansia il prossimo 25 novembre. Sarà un’altra grande parata di buone intenzioni, che svanirà come la nebbia all’alba. I riflettori si spegneranno e il mondo si riaddormenterà, pronto a risvegliarsi solo a Natale, a Capodanno e, magari, all’8 marzo.
Questa lettera non ha soluzioni pronte all’uso. Ma una domanda sì: quando, esattamente, sarà il momento di agire ogni giorno? Di trasformare la sicurezza e il rispetto in azioni costanti? Le statistiche sono sempre pronte ad aggiornarci, ma forse, noi siamo pronti a cambiare?